Fisco: chiarimenti su rivalutazione e riallineamento

Forniti chiarimenti in merito alle discipline della rivalutazione e del riallineamento di cui all’articolo 110 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, e della rivalutazione per i settori alberghiero e termale di cui all’articolo 6-bis del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (Agenzia delle entrate – Circolare 01 marzo 2022, n. 6/E).

La presente circolare, nella Parte I e III, fornisce chiarimenti in relazione al regime fiscale della rivalutazione e del riallineamento contenuto nell’articolo 110 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126 (decreto agosto) utilizzando lo schema della circolare domanda-risposta, alla luce delle criticità rappresentate dai contribuenti nelle istanze di interpello lavorate e di quelle sollevate dagli ordini professionali e dalle associazioni di categoria.
Al riguardo, l’Agenzia precisa che tenuto conto che la disciplina prevista dal citato articolo 110 rinvia a previsioni già presenti nei precedenti regimi di rivalutazione e riallineamento, si applicano, in quanto compatibili, i chiarimenti già forniti dai diversi documenti di prassi (cfr., da ultimo, circolare n. 14/E del 27 aprile 2017, a commento della misura analoga contenuta nei commi da 556 a 563 dell’articolo 1 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 – di seguito Legge di bilancio 2017 – che, a sua volta, rinvia alle precedenti circolari n. 18/E del 13 giugno 2006, n. 11/E del 19 marzo 2009 e n. 13/E del 14 giugno 2014).
Nello specifico, per quanto attiene ai profili sostanziali (Parte I) le precisazioni riguardano:
– la rivalutazione dei diritti immateriali giuridicamente tutelati ma non iscritti in bilancio;
– la rivalutazione dei diritti immateriali derivanti dall’adesione a un consorzio di tutela per la produzione di un prodotto alimentare;
– la rivalutazione di un diritto all’uso di spazi per l’esercizio di attività commerciale ottenuto gratuitamente;
– la rivalutazione di una porzione di fabbricato conseguente a un frazionamento operato nel 2021;
– la rivalutazione di un impianto fotovoltaico con opzione di riscatto prevista entro il 2019, ma esercitata nel 2020;
– la rivalutazione di un bene da parte di una società che ha sottoscritto un accordo di ristrutturazione dei debiti ex articolo 182-bis del Regio Decreto n. 267 del 1942;
– l’esercizio dell’opzione per la rivalutazione/riallineamento in ipotesi di fusione per incorporazione, effettuata nel corso dell’esercizio 2020, di una società controllata, acquisita nel corso dell’esercizio 2019;
– il trattamento della riserva da rivalutazione/riallineamento in caso di operazioni straordinarie;
– la disciplina del saldo attivo di rivalutazione di un bene immobile da parte di società in contabilità ordinaria che ha rivalutato il bene, ai sensi del decreto-legge n. 185 del 2008, in un periodo d’imposta precedente, in cui adottava la contabilità semplificata;
– l’affrancamento parziale delle riserve in sospensione d’imposta vincolate a seguito del riallineamento dei maggiori valori: natura riserve affrancate e individuazione delle stesse;
– il riallineamento delle divergenze di valore di cespiti il cui costo storico risulta già riallineato in base a precedenti discipline;
– il riallineamento delle divergenze derivanti da cessioni infragruppo determinate in applicazione dell’articolo 123, comma 1, del TUIR;
– l’incapienza di patrimonio netto rispetto ai maggiori valori da riallineare;
– l’irrilevanza degli incrementi delle divergenze di valore verificati nell’esercizio di riferimento del riallineamento (2020);
– la modalità di determinazione del piano di ammortamento del valore riallineato in presenza di valori fiscali residui al 31 dicembre 2019;
– la possibilità di apporre il vincolo di sospensione fiscale su riserve vincolate sotto il profilo civilistico;
– la determinazione della base imponibile per l’affrancamento della riserva da riallineamento;
– l’apposizione del vincolo su riserve di capitali e loro successiva distribuzione in assenza di affrancamento;
– il riallineamento delle divergenze di valore derivanti sia da deduzioni fiscali operate per cassa sia da FTA;
– il riallineamento delle divergenze di valore relative alle c.d. operazioni pregresse per le quali non è stata esercitata la facoltà prevista dall’articolo 15 del decreto-legge n. 185 del 2008;
– il riallineamento delle divergenze di valore del marchio derivanti da deduzioni effettuate ai fini IRES e IRAP;
– il riallineamento delle divergenze derivanti dall’applicazione dell’IFRIC 12;
– il riallineamento dell’avviamento attribuibile a diverse CGU, iscritto in bilancio a seguito di un’operazione di riorganizzazione;
Per quanto riguarda gli aspetti procedurali (Parte III), i chiarimenti riguardano:
– il perfezionamento dell’opzione per il riallineamento di cui all’articolo 110, comma 8 e 8-bis, del decreto agosto;
– l’ammissibilità in sede di dichiarazione c.d. “tardiva” dell’opzione per il riallineamento di cui all’articolo 110, comma 8 e 8-bis, del decreto agosto;
– la rinuncia alla rivalutazione operata ai sensi della legge di bilancio 2020 per aderire alla rivalutazione di cui all’articolo 110 del decreto agosto;
– la rinuncia al riallineamento di cui all’articolo 15, commi 10 e ss., del decreto legge n. 185 del 2008 per aderire al riallineamento di cui all’articolo 110 del decreto agosto;
– l’apposizione del vincolo di sospensione d’imposta in sede di approvazione (nel 2022) del bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2021.

La Parte II – articolata sempre secondo il suddetto schema domanda risposta – contiene, invece, specifici chiarimenti in ordine alla disciplina della rivalutazione dei beni prevista per i settori alberghiero e termale di cui all’articolo 6-bis del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (decreto liquidità), convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40.
In particolare:
– la società holding che affitta immobili alle controllate per lo svolgimento di attività nel settore alberghiero;
– la rivalutazione degli immobili detenuti da una società che opera nei settori alberghiero e termale in maniera non prevalente;
– la rivalutazione dei beni posseduti dal conduttore mediante contratto d’affitto di un’azienda che opera nel settore alberghiero;
– la rivalutazione dei beni posseduti da una società che svolge attività riconducibile al codice Ateco 55.30 – “Aree di campeggio ed aree attrezzate per camper e roulotte”;
– la decorrenza della deduzione degli ammortamenti relativi a beni rivalutati di società operante nel settore alberghiero;
– la rivalutazione dei beni posseduti da società operante nel settore alberghiero con contestuale riallineamento del valore dell’avviamento;
– la trasformazione progressiva, modifica della durata dall’esercizio e rivalutazione nel settore alberghiero;
– l’esercizio “a cavallo”, modifica della durata dell’esercizio sociale e rivalutazione dei beni.

Bonus sostenibilità per le imprese di autotrasporto

Nell’ambito delle misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali, il Governo ha introdotto incentivi in favore delle imprese del settore dell’autotrasporto per la riduzione dei costi di carburante (art. 6, D.L. n. 17 del 2022).

Gli interventi adottati dal Governo a sostegno delle imprese di autotrasporto riguardano l’incremento della deduzione forfetaria delle spese non documentate ai fini della determinazione del reddito d’impresa e l’introduzione di crediti d’imposta correlati all’acquisto di carburante BlueDiesel e Gas naturale liquefatto per la trazione di mezzi di trasporto merci su strada.
In particolare, per l’anno 2022:
– sono stanziati ulteriori 5 milioni di euro per finanziare l’aumento della deduzione forfetaria delle spese non documentate (art. 1, co. 106, L. n. 266 del 2005) prevista, ai fini della determinazione del reddito d’impresa, in favore delle imprese autorizzate all’autotrasporto di merci;
– alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, esercenti attività logistica e di trasporto delle merci in conto terzi con mezzi di trasporto di ultima generazione (Euro VI/D a bassissime emissioni inquinanti), è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 15 per cento del costo di acquisto (al netto dell’IVA) del componente AdBlue necessario per la trazione dei predetti mezzi, comprovato mediante le relative fatture d’acquisto. Il credito d’imposta è riconosciuto nel rispetto del limite massimo di spesa di 29,6 milioni di euro;
– alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, esercenti attività logistica e di trasporto delle merci in conto terzi con mezzi di trasporto ad elevata sostenibilità ad alimentazione alternativa a metano liquefatto, è riconosciuto un credito d’imposta, nella misura pari al 20 per cento delle spese sostenute (al netto dell’IVA) per l’acquisto di gas naturale liquefatto utilizzato per la trazione dei predetti mezzi, comprovato mediante le relative fatture d’acquisto. Il credito d’imposta è riconosciuto nel rispetto del limite massimo di spesa di 25 milioni di euro.

I crediti d’imposta:
– sono utilizzabili esclusivamente in compensazione tramite modello F24. A tal fine non si applicano i limiti alla compensazione;
– non concorrono alla formazione del reddito d’impresa, né della base imponibile IRAP e non rilevano ai fini del rapporto per la determinazione della quota deducibile degli interessi passivi e dei costi generali;
– sono cumulabili con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile IRAP, non porti al superamento del costo sostenuto.

Il beneficio è soggetto alla normativa europea in materia di aiuti di Stato.

I criteri di spettanza e le modalità di attuazione dei crediti d’imposta saranno definiti con successivo decreto del Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, di concerto con il Ministro della Transizione Ecologica e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, che definirà in particolare le procedure di concessione, la documentazione richiesta, le condizioni di revoca e i controlli.

Dal 1° marzo via libera al “bonus internet per le imprese”

Il Ministero dello Sviluppo Economico comunica l’attivazione del Piano voucher per la connettività a internet ultraveloce, che consente alle imprese di beneficiare di un contributo fino a 2.500 euro per l’attivazione di servizi a banda ultra larga. (Comunicato 28 febbraio 2022).

Dalle ore 12 del 1° marzo 2022 parte il “piano voucher connettività per le imprese”, che consente l’accesso ad un contributo statale per l’attivazione dei servizi a banda ultralarga da parte delle imprese.
Il contributo previsto dal piano voucher (detto anche “bonus internet”) va da un minimo di 300 euro ad un massimo di 2.500 euro per l’attivazione di servizi di connettività da 30 Mbit/s ad oltre 1 Gbit/s.
L’intervento rientra nell’ambito della Strategia italiana per la banda ultralarga ed è anche tra le priorità indicate nel PNRR.

La richiesta del contributo deve essere fatta dalle imprese interessate direttamente agli operatori di telecomunicazioni accreditati sul portale dedicato all’incentivo.

La realizzazione dell’intervento e la gestione del beneficio e delle risorse sono affidati alla società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico, Infratel Italia SpA. Le risorse stanziate ammontano complessivamente a 608.238.104,00 euro.

Il voucher è destinato alle imprese presenti sul territorio italiano, regolarmente iscritte al Registro delle Imprese, di dimensione micro, piccola e media.
Ciascun beneficiario, identificato con una Partita IVA/Codice Fiscale impresa, può ottenere un solo voucher, anche se ha più sedi.
La misura prevede l’erogazione di un contributo variabile in considerazione delle diverse caratteristiche di connettività e in presenza di step change (inteso quale incremento della velocità di connessione) rispetto al livello di connettività eventualmente già disponibile presso la sede dell’impresa, realizzato con qualsiasi tecnologia che soddisfi le prestazioni richieste.
In particolare, sono previste quattro diverse tipologie di voucher, a seconda dei parametri prestazionali (velocità massima in download e banda minima garantita) relativi all’offerta attivata:
– Voucher A1, previsto per contratti con velocità max in download 30 Mbit/s < V < 300 Mbit/s, pari a 300 euro, con una durata di 18 mesi;
– Voucher A2, previsto per contratti con velocità max in download 300 Mbit/s < V < 1 Gbit/s, pari a 300 euro (+ 500 euro con V=1 Gbit/s), con una durata di 18 mesi;
– Voucher A3, previsto per contratti con velocità max in download 300 Mbit/s < V < 1 Gbit/s e banda minima garantita > 30 Mbit/s, pari a 500 euro (+ 500 euro con V=1 Gbit/s), con una durata di 18 mesi;
– Voucher A4, previsto per contratti con velocità max in download V > 1 Gbit/s e banda minima garantita > 100 Mbit/s, pari a 2.000 euro + 500 euro, con una durata di 24 mesi.

Per partecipare al piano voucher connettività, gli operatori di telecomunicazioni devono preventivamente registrarsi sul portale dedicato, attivato appositamente da Infratel Italia. Gli operatori già accreditati per la precedente fase 1 del Piano Voucher, destinata alle famiglie con fascia di ISEE fino a 20 mila euro, sono automaticamente accreditati per la nuova fase destinata alle imprese, dopo la sottoscrizione della nuova Convenzione con Infratel Italia e la dimostrazione di essere in possesso dei requisiti necessari ai fini dell’iscrizione nell’elenco degli operatori accreditati.
Il Piano Voucher per le imprese avrà durata fino a esaurimento delle risorse stanziate e, comunque, non oltre il 15 dicembre 2022. La durata può essere prorogata per un ulteriore anno, previa disponibilità di risorse e a seguito di valutazione da parte della Commissione europea.